In un quadro di ribadita concordia e di attestazioni quotidiane di stima tra Ministri, non considerando sufficienti il blocco del turn over e dei contratti, il Governo ha pensato bene di inserire nella manovra economica (decreto legge 98/2011) un’ulteriore rivoluzionaria misura: la tassa sul diritto alla giustizia. Nell’articolo 37, dall’altisonante titolo “Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie”, il comma 6 prevede l’introduzione del pagamento del contributo unificato nei “processi per controversie di previdenza ed assistenza obbligatorie, nonché per quelle individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego”.
In sostanza, da ieri il decreto impone per i ricorsi al giudice del lavoro il pagamento di una tassa di importo variabile, compreso tra i 37 euro ed i 1.466 euro a seconda del valore stimato della causa. Per comprendere meglio la portata di questa abominevole norma, a titolo di esempio si ricorda che a seguito della D.Lgs. 150/09 il lavoratore deve rivolgersi al giudice del lavoro se intende contestare il provvedimento disciplinare. In questo caso il processo ha un valore indeterminabile e a seguito della manovra il lavoratore deve versare comunque una tassa di 450 euro.
In sintesi, prima è stata imposta l’abolizione del collegio di disciplina (Brunetta), poi si è intervenuto sui termini del ricorso (Sacconi): oggi con la manovra (Tremonti) il diritto costituzionale alla difesa viene ridotto ad uno strumento per far cassa e diventa un lusso per quelli che possono permetterselo.
Nutriamo forti e fondati dubbi sui benefici effetti che potrà determinare una misura di tal fatta in tema di efficienza del sistema giudiziario e celere definizione delle controversie, anche in considerazione di notevoli problemi tecnici ed interpretativi che essa solleva. Sicuramente, con questa misura di feudale memoria si intende perseguire l’obiettivo di ostacolare (o quantomeno di dissuadere) il ricorso in giudizio e di negare a lavoratori l’opportunità di veder riconosciuti i propri diritti.
Su questo intervento normativo e sul decreto 98/2011 nel suo complesso, la UIL RUA chiede immediate modifiche e rinnova il suo impegno per contrastare una manovra che sta prefigurando un pesante attacco al pubblico impiego ed ai lavoratori dei nostri comparti.
La Segreteria Nazionale UIL RUA