Il 29 maggio pomeriggio, giovedì, il CRA ha inoltrato la bozza di riorganizzazione oggetto delle presenti note; nei giorni successivi, dal venerdì 30 al martedì 3 giugno (due soli lavorativi), abbiamo attivato la nostra base associativa per l’incontro tenutosi il 4 mattina. A seguito dell’incontro abbiamo ricevuto dal CRA l’invito a fornire le osservazioni al testo prodotto, ma riteniamo doveroso confermare le premesse in parte già esposte al tavolo.
NEL METODO: la procedura attivata dal CRA per la predisposizione del piano ha mostrato diverse criticità. Sono stati infatti coinvolti i Direttori di Centro vincitori di concorso, integrati dai Direttori di Dipartimento in carica e dal Direttore Scientifico, al fine di produrre un documento di cui il CdA ha preso atto il 28 maggio. Abbiamo rappresentato al CRA che la procedura ha creato un “vulnus”, lì dove non sono stati coinvolti i direttori “incaricati”. Ci sono infatti interi settori disciplinari (es. frutticoltura) rimasti esclusi dal confronto e quindi penalizzati, ad esempio nella corretta individuazione della mission. PCM invece, pur presente al tavolo, non ha condiviso il percorso nella struttura. Nel caso di agrobiologia ed ex agronomico, assenti al tavolo (ABP e SCA), il centro è stato “fagocitato” dai centri presenti, che si sono posti quasi come competitors. Per ING sembra che la comunità scientifica abbia manifestato intenti diversi da quelli proposti; rimane che lo scambio d’informazioni è stato molto modesto e anche qui gestito con una urgenza negativa per l’elaborazione da parte dei coinvolti sia in ING sia da parte di chi doveva sviluppare l’ipotesi. Come già più volte in passato, la UIL ha nuovamente rappresentato al CRA che sarebbe stato meglio attivare tutta la comunità scientifica, soprattutto in assenza del Consiglio dei Dipartimenti tutt’ora non insediato, segnalando altresì -come confermato dai presenti -che i Direttori non hanno ritenuto ovunque di coinvolgere i ricercatori e tecnologi presenti nelle loro strutture. Per quanto riguarda le OO.SS. , trovandoci di fronte ad un testo già predisposto sul quale ci viene chiesto di esprimerci, abbiamo rappresentato a monte la non condivisione della scelta del CRA di accogliere la richiesta di riorganizzazione pervenuta dal ministero vigilante, seppur nel disperato tentativo di ridurre il danno ed evitare un riordino imposto totalmente dall’alto. All’affermazione del CRA che il testo nasce condizionato dall'”assenza di precise indicazioni politiche da parte del MIPAF”, come UIL rappresentiamo che spetti invece al CRA il compito di fornire al vigilante, in una nutrita premessa al testo, le ragioni per le quali l’unico ente di ricerca che ha corrispondenti negli altri paesi europei debba essere “fatto salvo” da un nuovo processo di riordino. E’ consapevolezza diffusa infatti che ogni processo di riorganizzazione comporta rallentamenti cospicui all’attività di ricerca. La riorganizzazione del 2006 e quella forzatamente indotta in conseguenza dell’accorpamento con INRAN (che aveva appena assorbito ENSE e INCA) hanno comportato un
lunghissimo stop delle attività scientifiche, subordinate ad adempimenti contabili ed amministrativi inderogabili. Inoltre, una riorganizzazione che avvenga non solo a costo zero, ma addirittura con danni (vedi il debito INRAN che ha assorbito risorse ingenti per il ripianamento, evento temibilmente ripetibile ove si pensi che il legislatore possa scaricare la pessima gestione passata dell’INEA nuovamente sul CRA), sarà anche una operazione di facciata che in termini di spending review va bene, ma nella sostanza depaupera il paese e mette a rischio l’istituzione ed i suoi lavoratori.
Riteniamo quindi che il CRA debba fermamente premettere al MIPAF che un ente di ricerca va salvaguardato e non trattato semplicemente come un “costo” da comprimere a prescindere.
Inoltre poiché la riorganizzazione produrrebbe risparmi molto dimessi, sarebbe altresì opportuno precisare in coda al testo che val la pena di valutare se ha un senso sottoporre nuovamente l’ente ad un processo così impegnativo per ottenere un risultato tutto sommato ridotto. Infine, riteniamo che il testo debba essere molto snellito, in quanto il corposo elaborato (101 pagine) rischia di essere valutato come un documento dalla dubbia efficacia e carente di sintesi.
NEL MERITO: come UIL riteniamo fondamentale che il CRA sia dotato di un organismo scientifico; nel testo invece non si fa alcuna menzione delle difficoltà di programmazione ed indirizzo scientifico derivanti da un CdD assente e non adeguatamente rivendicato. Il piano ipotizza la soppressione dei Dipartimenti, affidando il coordinamento tra le strutture dell’ente alla Direzione Scientifica, per la quale viene proposto un “rafforzamento di poteri e di uffici in staff”. Tale processo ci vede fortemente contrari per la convinzione che un ente di ricerca debba avere un organo scientifico adeguato, pluralista e non monocratico, ma soprattutto che non sia in conflitto con le norme vigenti (si ricorda infatti che il Direttore Scientifico è un dirigente dell’amm.ne, personale a cui il D. Lg.vo 165/01 fa esplicito divieto di ingerenza nella ricerca, figuriamoci coordinarla!).
Riteniamo che il vero risparmio deriverebbe da una maggiore efficienza dei processi, che invece una amministrazione inefficiente contribuisce a rallentare; eppure, nessun riferimento al testo (che è ovviamente riferito alla sola rete scientifica…) entra nel merito, nè rimanda a proporzionali “dimagrimenti” dell’amm.ne centrale.
Ove avessimo il tempo, sarebbe possibile valutare altre e diverse opzioni per la riorganizzazione anziché proporre meri adeguamenti ad un testo già preconfezionato; in ogni caso la divisione proposta tra centri “disciplinari” e “di filiera” sembra una sintesi tra il vecchio modello IRSA e la struttura attuale. L’esigenza di semplificare l’attuale organizzazione, seppur condivisa non trova rispondenza nel modello proposto, ad esempio ove si proponga un centro di cerealicoltura “settentrionale” ed uno “meridionale”: anche la zootecnia, come la floricoltura, come l’olivicoltura, in un territorio vasto e differente come quello italiano necessiterebbero allora di differenti collocazioni geografiche!
Nel merito della ricerca, segnaliamo le difficoltà del CRA, ove esso debba nuovamente sottoporsi a riorganizzazione, ad adeguarsi proceduralmente ed amministrativamente al nuovo assetto; un esempio per tutti, la recente acquisizione di congrui progetti PON da parte di strutture individuate come da sopprimere (es. SAM di Cosenza). Anche in Piemonte, come in Abruzzo, come altrove, il CRA potrebbe trovarsi in difficoltà nel partecipare a progetti Regionali (PSR) per l’assenza di centri di spesa sul territorio.
Nel testo la figura del Direttore di struttura continua ad essere ibrida, ovvero ad essere selezionata in base al curriculum scientifico ma destinata a svolgere attività gestionali; nella realtà spesso i Direttori diventano “competitors” rispetto ai loro stessi ricercatori, ed il testo al tal riguardo si limita ad auspicare che essi diventino “mentori e facilitatori” dei ricercatori (pag.56).
Nello stesso articolo 5.2., di cui si chiede la totale cancellazione, vengono assunte posizioni che violano il disposto del CCNL, in particolare in merito all’autonomia del ricercatore.
Ove si legga il documento di riordino alla luce delle valutazioni dell’organo OIV da poco prodotte relativamente all’anno 2012, si noterebbero notevoli incongruenze: le migliori tre strutture risulterebbero unità di piccole dimensioni e non centri. Ciò induce a due considerazioni: 1) l’ente non è ancora in grado di far coincidere la propria programmazione/organizzazione con la propria attività; 2) i parametri utilizzati non corrispondono alle attività e funzioni delle strutture. A nostro avviso resta il problema di criteri mutuati da un sistema diverso (universitario/disciplinare), mentre le strutture CRA hanno una vocazione diversa ed aggiuntiva verso il territorio e la diffusione del “known how”, che pur essendo ripetutamente sollecitato dai vertici non viene però adeguatamente valutato. Non si mira ad un criterio unico per tutti i ruoli, ma ad una specializzazione che definisca criteri egualmente robusti a seconda delle attività.. Collegata al riordino della rete scientifica, consegue la necessità di mettere di nuovo mano ai regolamenti ROF e contabilità, e già ciò sarebbe un nuovo colpo mortale; segnaliamo in aggiunta le criticità derivanti dalla nuova articolazione dei centri plurisede, che devono essere governati. Alla luce della esperienza recente, sappiamo che è difficile procedere per via informatica, ma è altrettanto impensabile che si possa pensare di trasferire personale da un centro all’altro. Il personale amministrativo delle sedi dovrà essere ben collegato e coordinato da un funzionario di riferimento, come la UIL sostiene da tempo. Rappresentiamo che la figura di riferimento deve essere un funzionario e non un dirigente (pag. 64) in quanto già nel sistema IRSA si evidenziò un conflitto di competenze con i Direttori.
La riorganizzazione deve essere approcciata con molta cautela al fine di non favorire un processo che vada oltre il necessario; l’esperienza dell’INRAN ha infatti evidenziato che c’è il rischio concreto di perdere il personale precario, in molti casi in servizio da oltre 20 anni con contratti a vario titolo.
In merito alla funzione di Direttore, il CRA deve decidere come procedere alla luce dei bandi per i quali il CdA ha già deliberato; la norma vigente infatti prevede che in caso di riordino i direttori decadano, salvo facoltà di riconferma da parte dell’ente.
Come UIL RUA riteniamo fondamentale che il CRA non sia acquiescente rispetto al MIPAF, ma riproponga con fermezza la necessità di rilancio dell’ente e della salvaguardia della ricerca pubblica in ambito agroalimentare. La ricerca pubblica deve essere intesa come risorsa e non costo da comprimere, ed il MIPAF dovrebbe agevolare anziché ostacolare la capacità del CRA di acquisire risorse anche in ambito europeo. E’ un compito di interlocuzione politica che spetta agli organi di indirizzo, che ci auguriamo siano in grado di relazionarsi adeguatamente con il ministro Martina, il terzo in un breve lasso di tempo.
Per l’iter del documento di riorganizzazione, si ritiene necessario acquisire indicazioni, soprattutto alla luce del fatto che esso è una elaborazione che supererebbe uno Statuto ancora da approvare, con il quale sarebbe già incoerente!
Come OO.SS. siamo state ancora una volta chiamate ad esprimerci in merito ad un testo che è frutto di un lavoro non condiviso né con le OO.SS. né con la base dei lavoratori, né soprattutto con la comunità scientifica. La richiesta del CRA di fornire puntuali ed adeguate integrazioni/modifiche al documento non ci risulta accettabile non tanto alla luce del pur ristretto lasso di tempo a disposizione (il CdA delibererà il 10 p.v.), ma anche perché non riteniamo il percorso ammissibile in assenza di garanzie di accoglimento.
Sarebbe opportuno invece che fosse aperto un canale permanente di confronto, la cui mancanza purtroppo lamentiamo da tempo. Quel che è certo, è che non è possibile utilizzare un documento di riorganizzazione della rete scientifica come un tramite per introdurre limitazioni o ridisegnare le prerogative contrattuali. Siamo invece disponibili ad attivare un tavolo tecnico nel quale esaminare ogni questione.
Solleciteremo in ogni caso i lavoratori che lo ritenessero a scrivere direttamente agli organi per sottoporre richieste di modifiche specifiche, come ci risulta sia stato già fatto da alcuni.
UIL RUA CRA
Sonia Ostrica Mario Finoia
Allegati:
Bozza riorganizzazione rete scientifica del CRA parte 1
Bozza riorganizzazione rete scientifica del CRA parte 2
Bozza riorganizzazione rete scientifica del CRA parte 3
Bozza riorganizzazione rete scientifica del CRA parte 4