Premiare il merito e lotta ai baroni. Con questi argomenti l’ex Ministro Gelmini aveva puntato per far passare quell’insieme di interventi scoordinati che qualcuno si ostina ancora a chiamare “riforma universitaria” (legge 240/10).
A distanza di poco tempo i fatti ci dicono che gli Atenei restano immancabilmente preda dei soliti potentati, sicuri nel perpetrare antichi favoritismi e abili nell’utilizzo delle nuove procedure di reclutamento per mantenere status e clientele. Oltre alle nostre innumerevoli prese di posizione di questi anni, per farsi una idea è utile leggere la recente inchiesta de L’Espresso sugli esiti della recente abilitazione scientifica nazionale (in allegato e su
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/05/09/news/i-baroni-regnano-sull-universita-1.164632). Emerge un quadro a dir poco desolante, in cui in Italia la valutazione per l’abilitazione nazionale è divenuta oggetto di interventi della magistratura, di ricorsi e di un discredito generale.
Tutto ciò dimostra che abilitazioni e concorsi (nazionali e locali) pretendono una “vera riforma” in fatto di trasparenza e terzietà, con la possibilità di un controllo preventivo e pubblico sui curriculum di esaminandi e commissioni. Resta si attende ancora una presa di posizione del Governo, fermo finora in una difesa di ufficio della legge 240/10 ed incapace di intervenire su “disfunzioni” evidenti.
La Segreteria Nazionale
UIL RUA