mercoledì 1 Maggio 2024

Conversione del Decreto Lavoro

Il cd Decreto Lavoro è stato convertito in legge e noi vorremmo fare alcune considerazioni sullo stesso. Intanto c’è da sottolineare il taglio del cuneo fiscale fino al 31 dicembre 2023, intervento tanto richiesto dalla UIL. Richiesta che continueremo a fare affinché lo stesso rimanga permanente e non abbia una scadenza.

Per il resto, però, non ci riteniamo completamente soddisfatti perché il Decreto Lavoro se da una parte risolve alcune criticità, dall’altra ne evidenzia di nuove. Prima tra tutte la differenziazione dello Smart Working tra dipendenti del settore privato e quelli del settore pubblico. Pur cogliendo la volontà di prorogare anche per il settore pubblico non possiamo essere del tutto soddisfatti in quanto su questi temi non devono esserci differenze. È discriminante che per il settore privato il lavoro agile sia stato prorogato fino al 31 dicembre 2023 mentre per il settore pubblico solo fino al 30 settembre.

Per quanto riguarda, poi, la possibilità di estensione dei termini del lavoro a tempo determinato siamo fermamente convinti che non sia proprio il modo giusto di combattere il precariato. Non ci sembra sia il modo giusto di risolvere gli enormi problemi presenti nel mercato del lavoro. Questo decreto permette al datore di lavoro di assumere, a tempo determinato, fino a 24 mesi senza causali, senza un confronto con le parti sociali.

Altro nodo cruciale riguarda la riforma del Reddito di Cittadinanza. La nuova misura di contrasto alla povertà, ovvero l’Assegno di inclusione, secondo noi non ha una valenza universale ma piuttosto categoriale poiché divide le persone che si trovano in difficoltà in due gruppi nettamente separati: occupabili e non occupabili. L’occupabilità si misura, di fatto, in base al nucleo familiare. Tant’è che l’assegno di inclusione è riconosciuto in favore dei nuclei familiari in cui vi sia almeno un soggetto minorenne o avente almeno 60 anni di età o disabile o in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione. In questo modo, quindi, vengono messi a paragone mele con pere, ovvero le politiche pensate per le famiglie e quelle di contrasto alla povertà. Differenza che, invece, non risultava essere alla base del Reddito di Cittadinanza che includeva sia politiche di contrasto alla povertà che politiche attive di lavoro. Si riconosceva un aiuto monetario a chi era più bisognoso con lo scopo, poi, di inserirlo nel mondo del lavoro. A parer nostro bisognava proseguire questa strada perfezionando il tiro e migliorando l’applicazione dello stesso istituto.

Aumentati i Fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico che, per il periodo d’imposta 2023, passano da 258,23 euro a 3.000,00 euro.

Infine, avremmo auspicato almeno delle misure sulle pensioni ed invece nulla si è mosso sul fronte della previdenza né per opzione donna né per la pensione di garanzia per i giovani, men che meno per la flessibilità in uscita.

Tutto ciò, dunque, ci porta a non ritenerci soddisfatti appieno di questo provvedimento ma non ci riteniamo sconfitti, continueremo a portare la nostra voce nelle piazze e a chiedere ulteriori interventi per diminuire le disuguaglianze. Siamo il sindacato delle persone e in quanto tale abbiamo l’obbligo di tutelarle tutte, nessuna esclusa.

Continueremo a rivendicare, come sempre abbiamo fatto, misure che vadano a tutelare e migliorare le condizioni di vita delle persone.

La Segreteria Nazionale

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