sabato 27 Aprile 2024

ISTAT – Lavoro Agile: le proposte della UIL

In queste settimane si sta “negoziando” un nuovo sistema di lavoro agile dove è in discussione un ampliamento del numero di giorni di lavoro agile per alcune categorie di lavoratori.

Si parla di 12 giorni al mese mentre la UIL propone 14 giorni per TUTTI i lavoratori o in alternativa alcune ipotesi incentrate su un aumento a 14 giorni di lavoro agile:

  • Ipotesi UIL 1 – Aumento a 14 giorni per tutte le categorie previste dalla stessa amministrazione nel POLA 2021 (care giver, pendolari, situazioni di salute personali, genitori con figli di età inferiore a 14 anni, assistenza familiari o affini o conviventi …)
  • Ipotesi UIL 2 – Aumento a 14 giorni di lavoro agile per tutti i lavoratori con i 4 giorni che coincidono con la chiusura delle sedi al venerdì (cioè, il venerdì è di lavoro agile).

In entrambe le ipotesi va previsto un rientro un giorno a settimana per i genitori con bimbi in età prescolare e per i lavoratori fragili (per questi ultimi va preso in considerazione una proroga della attuale situazione) oltre ad una diminuzione significativa della percentuale di invalidità (almeno il 46%) che nel telelavoro superava il 66%.

Dall’incontro del 2 febbraio si è invece paventato un differente trattamento per le diverse categorie di lavoratori. Più precisamente:

  • 14 giorni per motivi di salute
  • 12 giorni per i genitori con figli minori di 12 anni.
  • rimangono esclusi i pendolari (a cui rimarrebbero quindi 10 giorni).

Una grande confusione, peraltro non è chiaro poi come vengano considerati i fragili, se il periodo concesso è limitato a 14 giorni o addirittura meno, e troviamo insidioso quel “fino a” che aleggia nei documenti. Inoltre, continuano ad essere escluse molte fattispecie che la Uil ha sempre ritenuto imprescindibile annoverare. Come avrete avuto modo di leggere dal resoconto della Uil della riunione del 2 febbraio non siamo d’accordo perché a nostro avviso deve essere data parità di trattamento a tutti i lavoratori Istat, compresi quelli precedentemente previsti nel telelavoro ordinario e straordinario e confermate proprio dalla stessa amministrazione nel POLA 2021.

Con il sistema che si sta delineando, si prospetta sostanzialmente una riduzione complessiva dei giorni di lavoro a distanza rispetto a quanto garantito precedentemente con il telelavoro.

Ci preme qui esporre a titolo esemplificativo, la situazione di alcuni nostri colleghi che, in quanto genitori di figli in età prescolare, verrebbero penalizzati e discriminati. Fino a poco tempo fa i genitori con bambini sotto i 3 anni potevano beneficiare dell’istituto del telelavoro ordinario, con la possibilità di rientrare solo una volta a settimana. Una disposizione illuminata che, oltre ad andare incontro alle esigenze di conciliazione di tempi di vita e di lavoro, aumentava la produttività di questi lavoratori.

Improvvisamente però l’amministrazione, ha deciso di eliminare il telelavoro ordinario generando una disparità tra coloro che già ne usufruivano e chi, arrivando successivamente (nuove assunzioni o nascite), si è trovato limitato a soli 10 giorni di lavoro agile anziché 18. Una discriminazione a parità di condizioni che il CUG dovrebbe affrontare con urgenza.

In questi giorni abbiamo poi appreso che nell’ultimo tavolo di contrattazione del 2 febbraio sembra si sia dimenticato di questo come di altri casi (i pendolari vengono ad esempio “candidamente” esclusi).

L’argomento è anche ingarbugliato dal CCNL 2019-2021 che aggiunge incertezza laddove si afferma che per i problemi di conciliazione di tempi di vita e di lavoro si utilizza il lavoro agile (art. 11 e 12). Questo fa propendere, a nostro avviso erroneamente, l’amministrazione a ritenere che il telelavoro sia superato (infatti ha eliminato quello ordinario e a breve, se si dovesse addivenire ad un lavoro agile modificato rispetto a quello attuale, si rischia l’eliminazione anche di quello straordinario) ed a ridurre di fatto a 12 giorni le casistiche precedentemente assicurate dal telelavoro, che mediamente assicurava 13 giorni al mese in remoto e una indennità di 15 euro. Ora invece si rischia di passare a 10 giorni, o bene che andrà a 12, senza l’indennità o senza il BP (che il CCNL 2019-2021 non prevede).

Di questa interpretazione rischiano di farne le spese, con maggiore danno proprio i lavoratori più deboli come, appunto, i genitori di bimbi in età prescolare. Un’assurdità che fa emergere alcune contraddittorietà. L’attuale compagine di governo si dichiara difensore della maternità e poi una PA fa “economia” proprio su quei lavoratori che decidono di avere dei figli o di quelli che impiegano tantissimo per gli spostamenti casa lavoro casa.

Bisogna inoltre tenere in conto che il telelavoro esiste, è già una norma dello Stato e non può essere derogata da una disposizione contrattuale, poiché quest’ultima è gerarchicamente inferiore alle leggi.

Quello dei bimbi è un esempio che abbiamo voluto qui evidenziare per far capire meglio come questa amministrazione sembra voler ridurre le tutele nel rimescolamento delle carte del lavoro a distanza anziché rafforzarle.

Va quindi assicurata continuità nelle tutele precedentemente previste dal telelavoro e che ora devono trovare accoglienza nel lavoro agile “rafforzato”

Per questi motivi riteniamo che ad esempio la chiusura delle sedi il venerdì avrebbe effetti positivi. Non solo un aumento del numero di giorni di lavoro agile per i lavoratori TUTTI, ma anche un risparmio per la collettività intera sia in termini economici (legati alle spese della logistica, acqua, luce e pulizia degli ambienti) che ambientali (emissioni inquinanti, impianti di riscaldamento e raffreddamento). Vi è poi da considerare come questi risparmi economici, potrebbero consentire di generare risorse aggiuntive per la contrattazione integrativa. Questo si tradurrebbe in vantaggi diretti per i lavoratori, con l’erogazione di risorse aggiuntive nelle loro buste paga.

In conclusione, non siamo affezionati ad una soluzione piuttosto che ad un’altra che, in quanto organizzazione del lavoro è responsabilità dell’amministrazione, ma riteniamo che dopo aver concordato un aumento del numero di giorni di lavoro agile a gennaio ora non sia possibile addivenire ad una contrattazione “settoriale” su alcune categorie a scapito di altre.

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