giovedì 18 Aprile 2024

La ricerca pubblica incontra i candidati alle elezioni politiche

La ricerca pubblica incontra i candidati
alle elezioni politiche

Roma, 19 febbraio ore 11.00
Centro Congressi Cavour, via Cavour 50/A

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Solo puntando su adeguati investimenti pubblici e privati nella ricerca scientifica, tecnologica e nell’innovazione sarà possibile per l’Europa coniugare il rafforzamento e la qualificazione dello stato sociale con un nuovo sviluppo sostenibile. Se è vero che domanda interna ed occupazione hanno bisogno di interventi con urgenza immediata, è altrettanto vero che una crescita sostenibile e duratura, in grado di sostenere lo sviluppo globale, non può che fondarsi sull’avanzamento delle conoscenze che derivano dalla Ricerca, nonché sulle ricadute che l’innovazione tecnologica potrà avere sugli assetti produttivi, sulle infrastrutture e sulle politiche sociali nei principali campi (ambientale, socio-sanitario, agro-alimentare etc.).

Per questo i Paesi più avanzati, pur risentendo del peso della crisi, hanno continuato ad aumentare i loro investimenti in Ricerca e Sviluppo. Ciò non è accaduto, e non accade purtroppo da anni, in Italia, dove l’ammontare degli investimenti, in Ricerca e Sviluppo (R&S), si è sensibilmente ridotto rispetto alla gran parte degli altri Paesi europei:

  • la spesa italiana per R&S è pari all’1,26% del PIL, di cui lo 0.67% proveniente da imprese private e solo lo 0.54% di investimento pubblico, contro il 2% medio dell’Europa dei 27, di cui l’1,23% da imprese private e lo 0,76% di investimento pubblico (dati Eurostat 2010).
  • Per quanto riguarda il numero di ricercatori, l’Italia si colloca nelle ultime posizioni nel quadro europeo, con 4 ricercatori equivalenti a tempo pieno per mille occupati contro la media di 7 dell’Europa a 27 (dati Eurostat 2009). I ricercatori nel settore delle imprese italiane sono circa il 39% del totale dei ricercatori italiani (dati ISTAT, OECD 2010).

A questo evidente sottodimensionamento quantitativo del sistema ricerca del Paese si aggiunge, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi avanzati, la frammentazione del sistema che vede distinti il settore pubblico da quello privato, gli enti pubblici dall’università, gli enti vigilati dal MIUR da quelli vigilati da altri Ministeri.
Questa situazione condiziona negativamente il sistema ricerca del Paese che, tuttavia, grazie ai contributi espressi singolarmente dalle Comunità scientifiche, si attesta su alti livelli di produzione scientifica.

Partendo da questo contesto, vorremmo dai candidati a governare il Paese sapere qual sarà il loro impegno su quelli che riteniamo aspetti decisivi:

1) La ricerca, oltre a contribuire al progresso sociale, culturale e scientifico, ha ricadute importanti in campo economico, produttivo ed occupazionale.
  • Nel vostro programma di governo la ricerca pubblica viene considerata una delle tante “voci di spesa” o – piuttosto – rappresenta un investimento “chiave”, al quale dedicare maggiori e più adeguate risorse finanziarie? Siete intenzionati a recuperare prima di tutto i tagli operati negli ultimi anni ai fondi di finanziamento ordinari degli enti?
  • Come pensate di favorire gli investimenti in ricerca delle imprese private, incentivandone la sinergia con il sistema Pubblico ? Credete ancora che incentivi e sgravi alle imprese siano il sistema efficace o pensate a qualcosa di più strutturale?
2) Per rendere il sistema ricerca più efficace, competitivo e produttivo e accrescere la sua capacità di reperire risorse a livello europeo e internazionale, sono necessari una governance unitaria e un adeguato sistema di valutazione che incentivi il miglioramento dell’intero sistema.
  • Siete favorevoli a riconoscere la specificità degli Enti pubblici di ricerca rispetto al resto della P.A., anche garantendo autonomia di gestione e auto-governo delle Comunità scientifiche entro vincoli generali, indispensabile per operare in settori avanzati e competitivi in ambiti internazionali?
  • Ferma restando la necessità che un sistema autogovernato e poggiato su risorse certe e crescenti debba anche essere valutato, cosa pensate di fare per correggere i limiti e, in alcuni casi, le storture che stanno caratterizzando l’operato dell’ANVUR?
  • Come ritenete si debba intervenire per avvicinare la valutazione degli Enti di Ricerca italiani agli standard internazionali ? Come pensate si possa trasformare la valutazione in un mezzo per potenziare il sistema Ricerca, identificandone le criticità e intervenendo per superarle?
3) Negli ultimi anni i continui tagli ai finanziamenti, gli pseudo-riordini, lo scioglimento di enti, la riduzione degli organici hanno prodotto come unico effetto la riduzione dello spazio pubblico della ricerca e stanno disperdendo l’enorme patrimonio umano di competenze e di eccellenze, che gli istituti di ricerca italiani posseggono. La ricerca ha bisogno di regole certe che consentano la definizione di piani di reclutamento anche per dare le giuste prospettive occupazionali al personale che da troppo tempo vive in condizioni di precarietà. Allo stesso tempo deve essere data piena attuazione allo specifico ordinamento al fine di valorizzare le competenze e le professionalità maturate dal personale della ricerca.
  • Come pensate di superare il ricorso al lavoro “precario”, ormai di proporzioni abnormi, che ancora affligge tutto il sistema ricerca? Sarà possibile definire un piano straordinario di reclutamento che dia risposte agli attuali precari e consenta l’ingresso di giovani nel sistema considerando il suo evidente sottodimensionamento, eliminando le storture che hanno prodotto questa inaccettabile situazione di precarietà ?
  • Come pensate di valorizzare le professionalità e le carriere dei ricercatori, dei tecnologi e del personale tecnico-amministrativo degli Enti di ricerca? Si darà finalmente attuazione ai principi sanciti dalla Carta europea dei ricercatori?
  • Come pensate di superare l’assurda valutazione della performance, ovvero la “classifica predefinita” imposta dalla “riforma Brunetta” anche al settore della Ricerca?
  • Cosa intendete fare per tutelare la specificità del personale della ricerca, che al momento ha come unico elemento unificante il contratto di lavoro, ora che il Comparto Ricerca dovrebbe essere abolito per effetto della legge Brunetta?
4) Un sistema ricerca non può fondare il suo funzionamento solo su progetti e il caso del PNR conferma che, nella maggioranza dei casi, si trasformano in partite di giro.

Cosa pensate di fare in merito ad un meccanismo premiale chiaramente “fittizio”?

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