mercoledì 24 Aprile 2024

UIL: La programmazione in materia di pubblico impiego nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanzia 2019

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La programmazione in materia di pubblico impiego nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanzia 2019

La nota di aggiornamento al DEF, approvata il 30 settembre dal Consiglio dei Ministri, rappresenta uno snodo importante per sondare, quanto meno sotto il profilo programmatico, le intenzioni del nuovo esecutivo in vista della prossima legge di bilancio.

Con la presente nota vogliamo fornirvi un quadro complessivo delle linee programmatiche relative al pubblico impiego e, più in generale, alle nostre PP.AA., aggiungendovi le nostre osservazioni.

In premessa, però, vogliamo richiamare quello che riteniamo debba essere la nostra bussola con cui orientarci e ci riferiamo alla nostra piattaforma unitaria, ancor oggi più che attuale e forte del lungo percorso democratico e partecipato che l’ha contraddistinta.

In quella sede abbiamo puntualizzato unitariamente come dovesse esser “compiutamente riaffermato il valore della Pubblica Amministrazione (quale) cerniera tra cittadini, imprese e servizi e quindi quale fondamentale strumento per accompagnare le politiche per la crescita e lo sviluppo nel Paese”. Ecco perché “investire su una Pubblica Amministrazione efficiente significa investire in democrazia, pluralismo e futuro”.

Alla nostra piattaforma ben fanno paio le raccomandazioni rivolte al nostro Paese dal Consiglio Ecofin del 9 luglio scorso, in cui si richiede di: “accrescere gli investimenti materiali e immateriali (ricerca, innovazione e qualità delle infrastrutture), tenendo conto delle disparità regionali; migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, in particolare investendo nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali”.

Ebbene, la strada intrapresa dal Governo risponde in qualche maniera ai moniti europei ma, dal nostro punto di vista, non lo fa compiutamente, tralasciando, o meglio dimenticando, nella nota di aggiornamento profili che per noi sono essenziali. Procediamo per ordine.

Il capitolo rubricato “Efficienza dalla pubblica amministrazione” esordisce affermando che “il progetto di innovazione e digitalizzazione della P.A. è di importanza fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica e culturale del Paese”.

Nulla di più veritiero, gli anni dei sistemici tagli lineari alla spesa pubblica non hanno fatto altro che fermare qualsiasi adeguamento tecnologico, figuriamoci aggiornamento, degli uffici pubblici, con scontate ripercussioni, in termini di velocità e aderenza ai tempi che viviamo, sui servizi resi.

Questi sono impegni strategici che rispondono a un ritardo significativo che le nostre amministrazioni scontano rispetto a quelle europee ma che, però, per non rimanere semplici propositi e auspici, richiedono notevoli investimenti.

Per altro verso, costituisce un positivo cambio di impostazione l’impegno a garantire una strategia di rilancio dell’immagine e delle funzioni della Pubblica Amministrazione. Già con lo scrivere “rilancio della sua immagine”, non si può che apprezzare un’inversione di rotta rispetto alla solita criminalizzazione mediatica dei dipendenti pubblici che ci ha accompagnato negli anni e che non ha accennato ad affievolirsi nemmeno con l’ultimo Governo.

Bene, allo stesso tempo, sul ricambio generazionale e sul supporto alla formazione continua delle dotazioni organiche.

Si assicurano, poi tra l’altro, le necessarie assunzioni in specifici comparti (non precisati in questa sede); l’avvio, d’intesa con le Regioni, di un piano di reclutamento straordinario di medici e infermieri e la valorizzazione del personale della difesa, delle forze di polizia e dei vigili del fuoco.

In tutto questo vorremo, tuttavia, che, dati alla mano sul sottodimensionamento della popolazione lavorativa delle nostre PP.AA., il citato piano straordinario di assunzioni – che comunque costituisce un passo in avanti rispetto al solo turn over delle posizioni in uscita dell’anno precedente – ci vedesse coinvolti come parti sociali nella sua pianificazione, con l’obiettivo di rispondere in via prioritaria alle tante carenze organiche di cui soffrono diversi servizi pubblici, che purtroppo non si possono circoscrivere al solo settore della sanità come sembrerebbe dal testo.

Dieci anni di blocco del turn over ci hanno lasciato un quadro allarmante delle dotazioni organiche che richiede un’azione in grado di restituire alla comunità servizi equi, puntuali e facilmente accessibili.

Se per gli aspetti appena richiamati, seppur con la necessità di dovuti approfondimenti, abbiamo registrato comunque dei progressi, ci duole evidenziare che un fondamentale punto tra le vertenze del pubblico impiego è rimasto silenziosamente inevaso.

Come UIL, infatti, evidenziamo come manchi in quest’ottica di pianificazione il dovuto richiamo alla normale fisiologia contrattuale, dai cui rinnovi passa il riconoscimento e la valorizzazione dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni.

Lo avevamo già detto al Governo con la nostra piattaforma: “Per realizzare uno Stato che intenda davvero promuovere il proprio vitale rilancio organizzativo ed economico è centrale valorizzare il lavoratore pubblico come risorsa”.

È ovvio che per garantire le professionalità acquisite nel tempo e stimolare al contempo la produttività sono essenziali e giusti, come del resto avviene in ogni settore produttivo, gli adeguati e spettanti incrementi salariali, concetto purtroppo assente in questo NaDEF.

L’avvio delle trattative per il triennio contrattuale 2019-2021 non può passare sotto traccia in un documento programmatico come quello appena approvato. Non possiamo accettare di far trascorrere ancora un altro anno dopo la naturale scadenza dello scorso dicembre 2018.

Quella del rinnovo contrattuale del triennio 2016/2018 non può rappresentare una semplice parentesi, anche perché, tutt’al contrario, il suo obiettivo primario era proprio quello di sbloccare, dopo dieci anni, la contrattazione del pubblico impiego, ripristinandone la dialettica e il suo normale regime temporale.

L’aver inevaso completamente questo profilo pesa come un macigno sui lavoratori e sul loro potere d’acquisto, che l’ultimo rinnovo, per ovvi motivi, non poteva esser in grado di colmare.

E non solo, in aggiunta, sempre con riguardo alle condizioni di chi già è alle dipendenze di una Pubblica Amministrazione, lamentiamo che non può rimanere inespressa la stabilizzazione degli ancora troppi precari del pubblico impiego.

Se ottima e necessaria è l’apertura delle porte della P.A., non bisogna dimenticare di chi lavora ormai da anni in una condizione di instabilità e insicurezza che paradossalmente è divenuta condizione stabile, anche con buona pace delle normative vigenti. Avremmo più che apprezzato un’attenzione in tal senso nel provvedimento, anche perché gli strumenti normativi ci sono ed hanno solo necessità di esser finanziariamente sostenuti. La nota di aggiornamento, pertanto, poteva e anzi doveva essere il luogo per dichiararne la volontà.

Andando oltre, il capitolo “Istruzione e competenze” da principio precisa che “per stimolare una crescita duratura è fondamentale investire sulle nuove generazioni, garantendo a tutti la possibilità di svolgere un percorso di crescita professionale, sociale e culturale”.

Tanti gli spunti avanzati: dall’edilizia scolastica alla gratuità degli asili nido; dalla valorizzazione del ruolo dei docenti all’ampliamento dell’offerta formativa; dal contrasto alla dispersione scolastica al potenziamento del coordinamento di centri universitari ed enti di ricerca; dall’istituzione di un’agenzia nazionale per le politiche della ricerca fino a nuove forme di finanziamento e di partenariato tra pubblico e privato.

Si annunciano, infine, bandi per il personale docente della scuola dell’infanzia e primaria (16.959 unità).

Ebbene auspichiamo che anche per i settori dell’Istruzione e della Ricerca, che meritano il dovuto riconoscimento della loro dignità scientifica, del ruolo sociale legato alla formazione delle generazioni e di volano, poi, per l’innovazione e lo sviluppo del Paese, ai buoni propositi, dopo anni di mortificazione economica, seguano i corrispondenti stanziamenti. Anche se laddove non si esplicitano le risorse destinabili, tutto vien rimandato alla prossima legge di bilancio.

Fatto questo rapido excursus, la UIL, pertanto, impiegherà tutte le sue forze, da qui alla legge di bilancio, fin dalle prime bozze, affinché queste dichiarazioni di principio non rimangano tali ma vengano tradotte nel realtà attraverso le necessarie poste economiche e insisterà affinché sia data una risposta alle tante vertenze del pubblico impiego non affrontate da questo NaDef.

Prima su tutte, le risorse da fissare per gli attesi rinnovi contrattuali del triennio 2019/2021.

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