mercoledì 16 Ottobre 2024

Foccillo: Governo rischia di creare università di “serie a” e di “serie b”

Fed U S RSUBITO UN CONFRONTO CON IL MINISTRO BUSSETTI SUL DECRETO ATTUATIVO DELL’ART. 1 DELLA LEGGE GELMINI”

“La Federazione UIL Scuola RUA ha chiesto un confronto con il ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti sulla bozza del Decreto Attuativo dell’art.1, comma 2, della Legge Gelmini che rischia di creare Università di ‘Serie A’ e di ‘Serie B'”. Lo dichiara Antonio Foccillo, Responsabile Università, Ricerca e Alta Formazione UIL che aggiunge: “Le disposizioni contenute in una bozza di decreto, che sta girando, tendono a rafforzare ancora di più la diversità già esistente tra atenei italiani rischiando di istituzionalizzare un sistema di classificazione che riconosce alle università virtuose (presumibilmente quelle più ricche delle regioni del Nord) privilegi e maggiori autonomie e, alle altre (presumibilmente quelle delle regioni del Sud) maggiori vincoli di rigidità operativa e minori finanziamenti. Si delinea, così, una politica di smantellamento del sistema universitario che sta suscitando un clima di tensione e preoccupazione in tutte le istituzioni universitarie”.

“Colpisce, poi, il fatto che nella bozza del decreto non ci sia il minimo riferimento al personale universitario delle aree tecniche, amministrative e dirigenziali sia in termini di potenziamento (indispensabile per contrastare il mancato turn over degli ultimi anni) né in termini di incrementi economici fondamentali o accessori: una “grave” dimenticanza nei confronti di componenti indispensabili al normale funzionamento di tutte le attività e servizi erogati dagli atenei e al raggiungimento di ognuno degli obiettivi di ‘virtuosità’ che il legislatore ha elencato nella bozza di decreto”, continua Foccillo che aggiunge: “Offrire la possibilità di attrarre docenti e ricercatori diversificando i loro stipendi (art. 3 lettera K), pagandoli di più di altri atenei utilizzando i fondi del proprio bilancio è un ulteriore elemento di diseguaglianza, che sarà maggiore a seconda del territorio (e della sua ricchezza) su cui gli atenei. Così non solo si introduce un evidente e inammissibile limite anche per il servizio erogato agli studenti che sarebbe condizionato al territorio (più o meno ricco) su cui insiste l’università ma si rischia di sottrarre ai territori svantaggiati la forza propulsiva di uno straordinario motore di crescita”.

“La principale missione delle università diventerebbe, quindi, quella di procacciarsi facendo venire meno la logica di una politica di investimenti pubblici in grado di offrire pari opportunità alle diverse istituzioni le quali potrebbero liberamente cimentarsi in una sana ed utile competitività: un vero e proprio ‘colpo di mano’ che la Federazione UIL Scuola RUA è pronta a contrastare”, conclude.

Roma, 21 maggio 2019

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