In questi ultimi tempi vi è stato un susseguirsi incalzante di provvedimenti ed interventi sulla performance organizzativa ed individuale nel Pubblico Impiego come la Legge 150/2009, la Legge 122/2010, le varie delibere della CIVIT, le circolari del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Ministero dell’Economia e delle Finanze dalle quali è discesa una ridda di interpretazioni che hanno evidenziato le numerose assonanze tra le stesse norme.
Da questa sorta di carosello ne scaturisce la fondata convinzione che le Università per lo status di autonomia derivante dalla Legge 168/1989 e dalla recente Legge 240/2010 non siano tenute a rispettare i termini e le perentorietà standardizzate della Legge 150/2009.
Il mondo del lavoro universitario e le prerogative ad esso associato portano a ritenere che si possano e debbano studiare criteri di performance aderenti alle funzioni precipue degli Atenei:
soluzioni condivise che evitino le conseguenze controproducenti del dettato punitivo brunettiano.
Tanto più che, come specificato nella circolare 7/09 emessa dal Dipartimento della Funzione Pubblica, “l’applicazione delle disposizioni che prevedono la possibilità di distribuire le risorse della contrattazione decentrata sulla base della “graduatoria di performance” di cui all’articolo 40, comma 3-quater, è direttamente collegata alla stipulazione dei nuovi contratti nazionali per il periodo 2010-2012, la quale dovrà definire le modalità di ripartizione delle stesse tra i diversi livelli di merito delle amministrazioni”
Qualora le Università non volessero fruire e sviluppare la propria autonomia in questo senso, sarà dichiaratamente per scelta e non già a causa della normativa.
Al fine di concertare insieme una linea fattibile che non porti ad uno scontro perenne, chiediamo un incontro urgente.
FLC Cgil CISL Università UIL RUA
Domenico Pantaleo Antonio Marsilia Alberto Civica
