domenica 6 Ottobre 2024

Bypassato l’Esame di Stato ma ancora troppi aspiranti “camici bianchi” fuori a causa del numero chiuso

Con l’emergenza COVID i nostri ospedali sono andati al collasso. Carenza di personale nelle corsie degli ospedali e nei laboratori.
All’emergenza si è risposto con il Decreto Cura Italia avviando con urgenza la laurea abilitante. Medici in prima linea senza attendere il tirocinio e l’esame di Stato i quali si sono visti riconoscere l’abilitazione per poter prestare il loro servizio a cura delle persone.
Oggi, con l’approvazione della legge sui titoli universitari abilitanti (odontoiatra, farmacista, veterinario, psicologo, chimico, fisico e biologo), si può affermare che la norma ha seguito l’esperienza.
La Ministra Messa ha espresso soddisfazione per il risultato conseguito dichiarando che “L’approvazione all’unanimità al Senato della legge sui titoli universitari abilitanti è il segno che l’attenzione verso i giovani sta davvero tornando protagonista nel Paese” e che “con questa norma permettiamo alle nostre studentesse e ai nostri studenti di accedere al mondo del lavoro subito, senza aspettare anni di tirocinio e l’esame di stato per potere iniziare, li mettiamo in collegamento con i professionisti già durante il corso di laurea e diamo ancora più valore al loro tempo e ai loro studi”. Ferma restando la piena condivisione della scelta legislativa licenziata, una serie di riflessioni è doverosa. Più volte abbiamo evidenziato la necessità di un ripensamento delle Facoltà a numero chiuso perché se si leggono i dati e si tiene conto dell’esperienza maturata è del tutto evidente come questo sistema stia diventando un collo di bottiglia. Quest’anno su 77 mila candidati solo 14 mila posti erano disponibili. A causa del numero moltissimi aspiranti “camici bianchi” sono rimasti fuori. Un Paese che ha a cuore il futuro dei propri giovani, un Paese che considera università e ricerca asset strategici per il rilancio del Paese non può permettersi di non investire in formazione e lavoro. Bisogna rispondere con misure concrete alla voglia dei nostri giovani di formarsi e guardare al futuro con fiducia. Non può essere un problema di mancanza di risorse o spazi a fermarli. Parliamo di diritto allo studio. Non basta dire che è essenziale. Vanno rimossi tutti quegli ostacoli sociali ed economici che non consentono ai nostri giovani l’accesso al mondo universitario. Oggi siamo il Paese europeo con il più alto tasso di giovani tra i 15 e i 29 che non lavora, non studia e non segue corsi di formazione. Quale futuro stiamo ridisegnando per i nostri figli? Come pensiamo di investire le risorse del PNRR? Alla risposta di queste domande è volta anche la nostra azione sindacale.

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