martedì 10 Dicembre 2024

Legge di Stabilità 2015 (L. 190/2014)

leggeAbbiamo già anticipato nella comunicazione del 9/1/2015 le informazioni fondamentali contenute nella “finanziaria” in particolare in merito alla contrattazione pubblica.
Ora riteniamo utile consentire alle Lavoratrici, ai Lavoratori ed alle nostre Strutture una lettura più articolata e nel contempo facilitata delle intricate norme della cosiddetta Legge di Stabilità 2015 (L.190/2014) varato dal Parlamento a fine 2014, presentando una illustrazione sintetica delle principali norme che riguardano più da vicino i nostri settori ed il lavoro pubblico.

Innanzi tutto dobbiamo registrare che le nostre pressanti richieste di cambiamento del testo originario (per lo sblocco della contrattazione pubblica, contro gli accorpamenti degli enti, contro gli ulteriori tagli alla ricerca, agli atenei ed all’Afam, per offrire nuove soluzioni al problema del precariato nei nostri settori, per superare l’indegno trattamento dell’assenza per malattia) non hanno trovato terreno fertile in un governo che prosegue nel nefasto atteggiamento contro il Pubblico Impiego.
La negatività dei provvedimenti emerge già dagli atti parlamentari sulla discussione degli emendamenti, fatta in sede deliberante dalla VII Commissione (Cultura, Scienza ed Istruzione) della Camera dei Deputati: rispetto al bilancio 2014, le disponibilità 2015 per l’istruzione universitaria diminuiscono di 232 milioni di euro (pari a -2,9% rispetto al 2014), quelle per Ricerca ed Innovazione diminuiscono di 121,7 milioni di euro (pari a -5,6% rispetto al 2014) !
Il governo sostiene che i tagli all’attività di ricerca pubblica siano “compensati” dalle risorse indirizzate verso la ricerca privata, tramite il rifinanziamento e la riorganizzazione del credito di imposta per il settore industriale (dotazione di circa 300 milioni di euro). Noi continuiamo a ritenere che queste siano scelte scellerate, in quanto la necessità di finanziamento del privato NON PUO’ continuare a fondarsi sui risorse reperite attraverso tagli indiscriminati ai settori pubblici, in questo caso, ai nostri!
La legge prevede nuovi accorpamenti di enti di ricerca (Inea e Cra), con conseguente ulteriore riduzione del numero complessivo di istituzioni del comparto Ricerca e un ulteriore indebolimento di quello che andrebbe considerato il sistema “motore dello sviluppo” del Paese.
Nello stesso tempo l’analisi complessiva della Legge di Stabilità conferma la dispersione (in ben 700 commi del dispositivo) di risorse pubbliche in forma assistenziale e clientelare (le “mance” a cui, nonostante i proclami, non ha saputo rinunciare nemmeno il governo Renzi). La legge, palesemente frutto di mediazioni tra vari gruppi politici, non raggiunge l’obiettivo né del rigore, né del sostegno al nuovo sviluppo.
Solo a titolo esemplificativo vogliamo citare la scelta di destinare ben 50 milioni di euro ad un “fondo per la prevenzione e cura di soggetti a rischio di patologie derivanti dalla dipendenza dal gioco d’azzardo”(c.133), fondo che nasce nello stesso testo in cui lo Stato prevede d’incrementare le proprie entrate su questo fronte; e risalta anche la scelta di continuare a finanziare la partecipazione italiana alle cosiddette “missioni di pace” (c.178), il cui finanziamento viene incrementato di ben 850 milioni di euro!
Per gli argomenti di specifico interesse dei nostri settori, che in parte abbiamo già segnalato nel precedente comunicato del 9 gennaio u.s., la Legge di Stabilità conferma che anche per il 2015 i CCNL resteranno bloccati.
Con questo ulteriore blocco il governo decide di saltare “pari pari” due rinnovi contrattuali relativi ai trienni 2010-2012 e 2013-2015, negando espressamente ai dipendenti pubblici ogni possibilità di recupero economico di quanto sin qui perso, senza dare nessuna indicazione per il futuro.
L’indennità di vacanza contrattuale resta quella in godimento al dicembre 2013; il prolungamento del blocco fino al 2018 rende evidente che questo governo non ha nessuna intenzione di aprire a breve un vero confronto sul rinnovo dei contratti pubblici, come invece chiede il sindacato.
In contrasto solo apparente con le rigidità sul mancato rinnovo dei CCNL, il comma 256 della Legge di Stabilità non prevede ulteriori proroghe – almeno fino a tutto il 2015 – del blocco derivante dall’art. 9 del DL n.78/2010 relativamente ai “meccanismi di adeguamento retributivo”; tale sblocco interesserà il personale contrattualizzato, mentre rimarrà operante per quello non contrattualizzato.
Anche il decreto Milleproroghe (seppur per esso andrà attesa, entro 60 gg., la conversione in Legge) non prevede modifiche. La nostra lettura è che il governo tenti di alleggerire la pressante richiesta di recupero del potere d’acquisto salariale (secondo l’ISTAT la riduzione delle retribuzioni procapite in termini reali è stimata nell’ordine di oltre il 10% dal 2010 al 2014) aprendo una “valvola di sfogo”, scaricata direttamente sui bilanci delle istituzioni (Atenei e EPR). Risulta però difficile pensare che tale tentativo possa soddisfare i lavoratori e, soprattutto, compensare la perdita di due trienni contrattuali senza alcun incremento dei finanziamenti nazionali!!!
In ogni caso, è possibile far ripartire le progressioni economiche (per gli Enti Pubblici di Ricerca i gradoni per i livelli IV-VIII ed i passaggi di fascia per i R&T; per le Università le PEO), delle progressioni di carriera negli EPR (passaggi di livello ex art 54): procedure queste che ove effettuate hanno avuto negli ultimi 4 anni effetti solo giuridici, e che ora stanno per produrre erogazioni in busta paga.
Continuerà per tutto il 2015 per il personale “non contrattualizzato”, dunque per docenti e ricercatori universitari, il blocco degli automatismi retributivi.
Per l’attivazione delle PEO, riteniamo possano intervenire criticità soprattutto in conseguenza agli utilizzi, fortemente differenziati tra loro, delle risorse nei vari Atenei. In ogni caso, va detto che, l’assenza di una riproposizione del blocco degli emolumenti come fotografati al “tetto” del 2010, consentirà la ripresa della contrattazione integrativa e, in presenza di risorse, un effettivo incremento delle retribuzioni.

 

RICERCA E INNOVAZIONE

• Commi 35 e 36
Nuova disciplina e rifinanziamento del credito di imposta (di cui all’ art. 3 della L. 21/2/2014) per le imprese private che investono (anche in collaborazione con enti di ricerca ed università) in programmi di ricerca e sviluppo. L’agevolazione viene rimodulata in base alla tipologia di intervento e della impresa esecutrice. Si aumenta la quota finanziabile (fino a 5 milioni di euro) e la riduzione dal 50% al 25% dell’aliquota non opera quando il progetto incorpora l’utilizzo di personale altamente qualificato e di ricerca. Appaiono di dubbio rigore i controlli da effettuare sull’effettivo svolgimento e sulla qualità scientifico-tecnologica dei progetti in quanto affidati a collegi sindacali e revisori legali delle stesse imprese.
I regolamenti attuativi del dispositivo sono affidati all’emanazione di concerto tra Miur e Mef di uno specifico decreto ministeriale.
• Commi da 37 a 41
Disposizioni varie di tipo fiscale per agevolare, nel settore privato ed imprenditoriale, lo sviluppo di attività che derivino dall’utilizzo di opere di ingegno, da brevetti industriali etc., dallo sviluppo di attività di ricerca scientifica ed innovazione tecnologica svolta anche attraverso contratti con Enti Pubblici di Ricerca ed Atenei. In pratica i soggetti interessati, nel rispetto delle disposizioni e delle condizioni fissate, potranno scorporare dal reddito complessivo fino al 50% del reddito derivante da attività innovative.
• Commi 134 – 135
Autorizzazione di spesa per 10 milioni di euro per l’anno 2015 per INVALSI (Istituto Nazionale di Valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione). Agli oneri derivanti si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo di funzionamento di cui all’ art. 1, c. 601 della Legge 27/12/2006. Si noti che nessuna proroga è stata prevista per il piano straordinario di assunzioni per il completamento della pianta organica dell’Istituto.
• Comma 142
Autorizzazione di un contributo all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017 per il finanziamento di programmi spaziali strategici nazionali in corso di svolgimento.
• Comma 175
Finanziamento di 60 milioni di euro per il 2016 e 170 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2020 per la partecipazione italiana ai programmi dell’ Agenzia Spaziale Europea.
• Comma 177
Autorizzazione di spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 , 2016 e 2017 a favore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) per il sostegno di attività di ricerca su progetti e partenariati internazionali per lo sviluppo e la realizzazione di strumenti altamente innovativi nel campo della radioastronomia.
• Comma 340
La somma residua di 140 milioni di euro della gestione stralcio del Fondo Speciale per la Ricerca Applicata (FSRA) verrà versata alle entrate dello Stato entro il 31 dicembre 2015. Altri eventuali somme residue verranno ugualmente gestite per essere eventualmente riassegnate in una seconda fase al Fondo Ordinario di Funzionamento delle Università.
• Comma 343
Prevede la rideterminazione dei compensi dei componenti degli organi degli EPR e delle istituzioni di Ricerca di cui all’ art. 7 del D. Lgs.204/1998 per attuare un risparmio di spesa sul f.o.e. di 916.000 euro per il 2015 e di 1 milione di euro annui a partire dal 2016.
• Comma 344
Riduzione del Fondo di Funzionamento Ordinario (FFO) degli Enti Pubblici di Ricerca di cui all’ art. 7 del D.Lgs.204/1998 a partire dal 2015 per realizzare una razionalizzazione delle spese dei medesimi EPR per acquisto di beni e servizi.
• Comma 345
Riduzione del contingente del personale di diretta collaborazione operante presso il Miur (da 236 a 190 unità ivi comprese quelle addette all’ ANVUR). Riduzione di 220 mila euro per le competenze accessorie degli addetti al Gabinetto del Ministro.
• Commi 381 – 382 – 383
Accorpamento dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) nel CRA (Consiglio Nazionale Ricerca Agricola), che assume la denominazione di Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria conservando la natura di ente nazionale di ricerca e sperimentazione. La legge prevede una razionalizzazione-riduzione delle strutture, che “a livello almeno interregionale” dovranno essere ridotte di almeno il 50%; prevede, altresì, una riduzione delle spese correnti complessive di almeno il 10%. Un commissario (già nominato), coadiuvato da due sub-commissari, dovrà gestire la transizione che dovrà produrre, entro centoventi giorni dalla data della nomina, un “piano triennale per il rilancio e la razionalizzazione delle attività di ricerca e sperimentazione in agricoltura, lo Statuto del Consiglio” nonchè gli interventi di razionalizzazione delle strutture e delle spese. L’ex INEA dovrà procedere alla chiusura del Bilancio per il tramite dell’ex Commissario e della struttura Amministrativa entro 60 gg, trascorsi i quali dovrà provvedere direttamente il Commissario neonominato. In tutto ciò, le risorse del CRA sono ridotte di 3 milioni annui a decorrere dal 2015. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sulla base delle proposte del commissario, emanerà con proprio decreto “la direttiva di indirizzo triennale delle attività di ricerca e sperimentale, lo statuto del Consiglio e il piano degli interventi di razionalizzazione”. È superfluo affermare che questo accorpamento è teso unicamente a nascondere sotto il tappeto dell’ennesimo commissariamento le criticità di bilancio prodotte da una gestione in INEA che abbiamo più volte definito dissennata, continuata con l’avallo di un Ministero vigilante quantomeno distratto, se non peggio.

 

UNIVERSITA’

• Comma 172
Incremento di 150 milioni di euro dell’ FFO degli Atenei universitari a decorrere dal 2015 con finalizzazione all’incremento della quota premiale di cui all’ art. 2 L.1 del 9/1/2009.
Una quota pari almeno al 50% delle disponibilità del FIRST (fondo Investimenti per la Ricerca Scientifica e Tecnologica) di cui all’ art.1 comma 87 della L.296 del 27/12/2006 sono destinati ai progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN).
• Comma 339
Riduzione del F.F.O.(Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università) per 34 milioni di euro per il 2015 e per 32 milioni di euro annui a decorrere dal 2016. Un apposito decreto del Miur dovrà normare gli indirizzi per la gestione dei relativi risparmi.
• Comma 346
Modifiche alla L.133 del 2008 per consentire agli Atenei che rispettano le condizioni di cui all’art. 7 comma 1 lett. C) del D.Lgs.49/2012 di procedere all’assunzione di ricercatori a tempo determinato in aggiunta alle attuali prerogative di reclutamento, e di utilizzare al riguardo le cessazioni dei ricercatori di tipo a) (art.24, comma 3 lett. A) della L.240/2010) avvenute nell’anno precedente.
• Commi 347-348
Deroga alle norme di cui al D.Lgs.49/2012 per la programmazione del triennio 2015 – 2017 per disporre che il numero di ricercatori di tipo b) (ex art 24 comma3, lett. b) della L.240/2010) non sia inferiore alla metà dei docenti di 1° fascia reclutati nel medesimo triennio. Copertura finanziaria fino a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017 per l’applicabilità della deroga stessa.
• Comma 349
Estensione agli Atenei delle norme di cui all’ art. 3 comma tre del D.L.90/2014 e conseguente possibilità di accorpamento, fino ad un massimo di tre anni, delle risorse per il reclutamento nel rispetto di quanto stabilito dai piani di fabbisogno e dai vincoli finanziari.

 

AFAM

• Commi 170 – 171
Contributo complessivo di 5 milioni di euro agli Istituti ex Musicali Pareggiati (20 istituti) e di 1 milione di euro complessivo alle 5 Accademie legalmente riconosciute di pertinenza degli Enti Locali.
• Comma 341
Riduzione di 1 milione di euro per l’anno 2015 delle disponibilità iscritte nel bilancio MIUR a favore del funzionamento delle strutture AFAM. Ipotesi di regolamento apposito per la definizione dei criteri di riparto dei relativi risparmi.
• Comma 342
A decorrere dal 1 gennaio 2015 gli incarichi già conferiti e da conferire di Presidente delle istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale sono svolti a titolo completamente gratuito (solo rimborso delle spese sostenute). Saranno inoltre rideterminati, con appositi provvedimenti, i compensi spettanti ai direttori ed ai componenti dei Consigli di Amministrazione delle strutture Afam con l’obiettivo di attuare un risparmio di spesa di 1 milione e 450 mila euro annui a partire dal 2015.

 

ED INOLTRE:

• Cresce la tassazione IVA (dal 10 al 22%) sui pellets di legno per riscaldamento (c.711);
• Per il 2015 i Comuni potranno applicare le stesse aliquote TASI vigenti nel 2014: ciò può comportare però incrementi nei comuni che non avevano applicato l’aliquota massima. Resta invariato il canone RAI (c.293);
• Nuovo regime e nuovi minimi per le partite IVA; chi già applicava i vecchi regimi potrà usufruirne fino a scadenza;
• Previsto un aumento di 3,5 punti percentuali per l’IVA ordinaria, che arriverà al 25,5% nel 2018 ove non si assicurassero maggiori entrate o minori uscite;
• Prorogato di due anni (fino al 2017) il periodo di benefici fiscali previsto per il “rientro dei cervelli” (c.14);
• Vengono stabilizzati gli 80 euro di bonus per i redditi fino a 24.000 euro l’anno (c.12-15);
• Dal 1 luglio 2015 è previsto l’innalzamento del tetto di tassazione per i buoni pasto (da 5,29 a 7 euro) se il buono pasto è reso in formato elettronico (c. 16-17);
• Possibilità – previa emanazione DPCM entro il 30 gennaio – per i lavoratori privati di optare in via sperimentale (dal 1 marzo 2015 almeno ed irrevocabilmente fino al 30 giugno 2018) per l’erogazione del TFR in busta paga, anche per la quota eventualmente destinata ad una forma di previdenza integrativa (c. 26-34);
• Credito di imposta (dal 2015 al 2019) alle imprese per gli investimenti realizzati in ricerca e sviluppo (c. 35-6);
• Diminuisce del 4% il beneficio derivante dalle ristrutturazioni e riqualificazione energetica, in conseguenza dell’incremento dell’aliquota della ritenuta che Poste e Banche dovranno operare sui bonifici; sono confermate le agevolazioni anche sulle seconde case (c.47);
• Quantificazione in 60 ml di euro del Fondo destinato alle emergenze nazionali, che rimane acquisita al fondo del Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2015 (c. 52);
• Incremento dei costi per tutte le cause proposte al giudice di pace (es. impugnativa multe) in conseguenza dei costi di notifica posti a carico del ricorrente anche per importi inferiori ai 1.033 euro (c.97);
• Eliminazione delle penalizzazioni previste per coloro che maturano i requisiti di anzianità entro il 31 dicembre 2017 in anticipo rispetto alle decorrenze previste dalla legge Fornero (c. 113);
• Sgravi contributivi per 36 mesi per assunzioni effettuate nel 2015 nei settori privati escluso agricoltori, a carico di fondi espressamente citati (c. 118- 124);
• Incentivazione della natalità/adozioni con contribuzione alle spese dei figli nati tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 per un importo pari a 960 euro annui erogati mensilmente; l’assegno non concorre al reddito complessivo e spetta solo se l’ISEE non supera i 25.000 euro annui (c.125-129); cumulabile con gli 80 euro di bonus di cui ai c.12-15; lo stanziamento coprirà circa 70.000 famiglie;
• Sale il limite (detraibile al 26%) da 2.065 a 30.000 annui per le erogazioni liberali in favore delle ONLUS (c. 133-8);
• Sospensione fino al 2017, con prolungamento dei termini, delle quote in conto capitale dei mutui e finanziamenti a famiglie e PMI in difficoltà; necessario un accordo da sottoscrivere entro marzo (c.246);
• Riduzione del numero e dei finanziamenti ai patronati (c.309);
• Province, città metropolitane e comuni sono chiamate a produrre risparmi anche attraverso la riduzione del personale dipendente. Province e città metropolitane non potranno assumere anzi dovranno ridurre la dotazione organica; conseguentemente dopo 90 gg. entreranno in mobilità i dipendenti individuati come “eccedenti” le percentuali previste (50 e 30% rispettivamente).
Richiamato in maniera soft il rispetto alle “forme di partecipazione sindacale previste dalla normativa”, entro 60 gg. il Min. F.P. definirà i criteri da adottare per il trasferimento in altre amministrazioni, attenendosi al c.2 dell’art. 30 del D. Lgs. 165/01 (trasferimento possibile anche senza accordo tra amministrazioni e entro 50 km). Sarà effettuata un preventiva ricognizione delle carenze di organico presso tutte le amm.ni dello Stato, compresi i nostri settori, con esclusione del personale “non amministrativo”, da destinare all’ingresso dei dipendenti in uscita dalle province. Quindi le amministrazioni interessate dovranno comunicare i posti “disponibili” decurtati di quelli finalizzati all’assunzione dei vincitori di concorsi pubblici collocati in graduatorie già approvate e vigenti. Mentre è salvaguardata la normativa vigente per il superamento del precariato delle province, per i nostri settori la partita si inserisce “a gamba tesa” in un percorso già fortemente accidentato di reclutamento di personale precario da anni, vincolato da un turn-over che ha limitato ad un utilizzo percentuale delle risorse derivanti dai pensionamenti (c. 418 e seg);
• Cresce la tassazione applicata sulla rivalutazione dei redditi derivanti dalle rivalutazioni dei fondi pensione (dall’11 al 20%) e del TFR (dall’11 al 17%) (c. 621.625);
• Viene previsto un tetto per le pensioni, che si applica anche a quelle già liquidate alla data dell’entrata in vigore della legge: l’importo complessivo non può eccedere la somma che sarebbe stata liquidata prima dell’entrata in vigore della legge Fornero. Ciò vuol dire che gli anni di lavoro che è necessario fare in più per raggiungere l’anzianità contributiva prevista per l’accesso alla pensione (es. dai 40 ai 42 di servizio) non producono incrementi economici (c.707). Restano forti dubbi interpretativi, che dovranno essere chiariti solo dall’INPS attraverso circolari interpretative ad oggi ancora non emanate. Crea perplessità infatti comprendere quale sia la data a cui calcolare il limite per il raggiungimento dell’età “massima” contributiva (il 2011, pre-Fornero, o il 2012, post-Fornero?), e quale sia la stessa “età massima” (40, 41 e sei mesi per le donne, 42 e sei mesi per gli uomini o 42?) in quanto dalla legge Fornero sono passati altri due anni. Chi al 2011 non aveva i 40 anni ma ad es. 38 è stato costretto a rimanere a rimanere in servizio per altri 2 anni e mezzo: questi anni saranno soggetti a rivalutazione o no? Anche lo stesso differenziale uomo/donna, ove non venisse inteso come “età massima” a seconda del genere, creerebbe disparità di trattamento a “parità di requisito”. Inoltre, si è propagandisticamente affermato che questa norma avrebbe introdotto un taglio alle “pensioni d’oro” mentre taglia tutte le pensioni comprese quelle dei profili più bassi!!!! Infatti come il docente o il primario, anche l’operatore tecnico incapperà nel calcolo basato sulle vecchie norme, quindi non godrà dei benefici aggiuntivi degli anni in più di permanenza in servizio. Infine, nei sistemi privati era stata prevista con la legge Fornero la possibilità di rimanere in servizio fino ai 70 anni, opzione che nasceva dalla necessità di non pesare sulle casse dell’INPS ed era stata rappresentata come una opzione incentivata con un calcolo più favorevole della pensione: con questo comma l’incentivo a rimanere non c’è più in quanto viene a cessare il beneficio pensionistico per gli anni eccedenti i 40. Anche qui, il gambero docet!!!
Dulcis in fundo, per le liquidazioni i dipendenti pubblici dovranno comunque aspettare 24 mesi.

La Segreteria Nazionale

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