sabato 14 Dicembre 2024

Legge di Stabilità 2016: contradditoria, iniqua ed inadeguata rispetto ai nodi critici del Paese

Renzi padoanAnche l’attuale Governo ripropone un approccio penalizzante nei confronti del Pubblico Impiego, in evidente continuità con i precedenti esecutivi. La retorica del “cambio di verso” non vale per i dipendenti pubblici e soprattutto non serve a nascondere che le risorse previste dalla Legge di Stabilità n. 208/15 per i rinnovi contrattuali sono insufficienti, anzi risibili. Invece di riavviare finalmente le dinamiche retributive e professionali, ferme ormai dal 2009, il Governo pensa di risolvere il problema stanziando 300 mln di euro per tutta la PA (commi 466 – 470), per un aumento stimato nell’ordine di 5/8 euro lordi al mese: inferiore persino alla attuale indennità di vacanza contrattuale. La PA resta un pessimo datore di lavoro e il Governo anche in questo modo ribadisce la scelta politica ridimensionare il ruolo del pubblico. Altro che riforma e modernizzazione.

Il Governo procede inoltre a ridurre ulteriormente il numero di dipendenti pubblici: il turn over resta infatti al 25% (comma 227), con tutti gli effetti negativi già visti in termini di ricambio generazionale, scarso numero di concorsi attivabili, minore possibilità di carriere e sviluppo professionale nel pubblico impiego. Si procede ancora con le politiche si taglio degli organici e con la conseguente riduzione della capacità delle Amministrazioni di erogare adeguati servizi alla cittadinanza.

Nel dettaglio dei nostri Comparti, solo gli Atenei che rispettano parametri finanziari del DL 122/08 potranno assumere ricercatori a tempo determinato senza le limitazioni da turn over (comma 251), misura che di fatto aumenterà le disparità tra i diversi Atenei nella loro capacità di reclutamento e sviluppo della ricerca. Solo a seguito di numerose pressioni nel corso del dibattito in Parlamento, il Governo ha confermato per il 2016 la quota del turn over al 60% per ricercatori e tecnologi degli EPR, mentre per i tecnici amministrativi il turn over resta invece al 25% (comma 227). Agli EPR viene inoltre data la possibilità avvalersi del personale con contratto di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data del 31/12/15 mediante l’attivazione di contratti a tempo determinato a valere sulle risorse disponibili (comma 227): all’ultimo minuto sul piano normativo si è evitato almeno il licenziamento di massa di tutti i cococo in base a quanto previsto dal Job Act, ma resta da vedere come le Amministrazioni riusciranno a fare i nuovi contratti visti i problemi di bilancio a seguito dei tagli. Per la UIL RUA si tratta di risposte del tutto insufficienti alle necessità di rilanciare la ricerca italiana e dare risposte a precari che da anni operano negli Enti.

La Legge di stabilità 2016 non prevede i necessari investimenti per rilanciare i Comparti di Ricerca, Università ed AFAM, con buona pace dei proclami e delle promesse del Governo. Dopo anni di tagli lineari ed indiscriminati, sembrano effettivamente poca cosa le risorse destinate all’assunzione dei ricercatori a tempo determinato universitari e al loro, eventuale, consolidamento nella posizione di professore associato (47 mln di euro per il 2016, 50 mln di euro per il 2017, comma 247 e 248). Va peraltro ricordato che le risorse finanziarie saranno assegnate agli Atenei in base a quei sistemi di valutazione (VQR) della L. 240/10, che hanno prodotto crescenti disequilibri finanziari tra Atenei del Nord e Sud e tra i diversi ambiti disciplinari. In questo modo si offrono poche prospettive alla ricerca universitaria e si conferma la sua precarizzazione secondo la logica della Riforma Gelmini. In confronto con gli altri Paesi e i dati dell’OCSE sullo stato del sistema universitario consiglierebbero ben altri interventi ed un radicale ripensamento delle riforme finora adottate.

Pessime notizie anche sul fronte del diritto allo studio: le risorse stanziate nella legge di stabilità (54,750 mln di euro per il 2016 e 4,750 mln di euro a decorrere dal 2017) sono ancora insufficienti per coprire tutti gli aventi diritto. Veramente difficile pensare che queste siano le ricette per “sostenere l’accesso dei giovani” e rilanciare la competitività delle Università a livello internazionale!

Un giudizio negativo va inoltre espresso riguardo la possibilità nelle Regioni a Statuto speciale di istituire le agenzie sanitarie uniche, risultanti dall’incorporazione delle aziende ospedaliere-universitarie nelle aziende sanitarie locali (comma 546 e 547), norma questa che apre la strada alla liquidazione di una parte del sistema universitario che invece meriterebbe un rilancio vero e il riconoscimento della sua specificità.

Insufficienti appaiono inoltre le risorse per il FFO delle Università finalizzate ad un piano straordinario per la chiamata di professori di prima fascia (6 mln di euro nel 2016, 10 mln di euro annui dal 2017, comma 206). Al contempo però, il Governo istituisce in via sperimentale un fondo speciale di 38 mln euro per il 2016 e di 75 mln di euro dal 2017 per il reclutamento straordinario di professori ordinari e associati (comma 207 e 212). Tale reclutamento avverrà in deroga alle procedure previste dalla Riforma Gelmini e a “chiamata diretta” per elevato merito scientifico, secondo “procedure nazionali” da definire con un DPCM da sottoporre al parere delle Camere. In buona sostanza, il Governo liquida una parte sostanziale della L. 240/10, senza però prendere atto del suo fallimento e introducendo peraltro evidenti elementi di disparità: se da un lato per i giovani ricercatori restano confermate risorse limitate e precariato, dall’altro si trovano nuove risorse fresche per creare una nuova figura di docente ordinario ed associato con modalità di reclutamento speciali. A nostro parere l’Università italiana avrebbe bisogno di una semplificazione attraverso la costituzione di un unico ruolo tra professori e ricercatori, come avviene in altri Paesi. Grazie a questa legge di Stabilità negli Atenei italiani avremo invece l’ennesimo “papocchio”, fatto di nuovi conflitti, ricorsi, sovrapposizioni e inefficienze.

Ancora più limitate sono le risorse destinate all’assunzione di ricercatori negli EPR (8 mln di euro per il 2016, 9,5 mln di euro per il 2017 per i soli EPR vigilati dal MIUR comma 247 e 248). Se da una parte cresce il finanziamento in favore dell’INFN (15 mln di euro all’anno per il triennio 2016 – 2018, comma 373), dall’altra si opera l’ennesimo taglio delle spese correnti degli EPR (4 mln dal 2016, comma 374). Senza contare che le riduzioni delle dotazioni di bilancio dei singoli Ministeri (512,5 mln di euro nel 2016, 563 mln nel 2017 e 537,6 mln nel 2018 e anni successivi, comma 587) continueranno come nel recente passato ad avere effetti negativi diretti sugli stessi bilanci degli EPR non vigilati dal MIUR. In buona sostanza anche questa Legge di Stabilità non prevede adeguati investimenti per rilancio della ricerca pubblica e conferma la separazione tra EPR vigilati dal MIUR e quelli vigilati dagli altri Ministeri. Tale situazione è illogica e ormai insostenibile: la UIL RUA ritiene che sia giunto il momento per un ripensamento del sistema di vigilanza e la creazione di una governance unitaria per gli EPR.
La Legge di Stabilità 2016 introduce alcune novità per il settore AFAM. Vengono stanziate risorse pari a 24 mln di euro ma i dipendenti rimangono a bocca asciutta. Se da un lato è previsto un incremento di 5 mln di euro per il 2016 per gli Istituti superiori di studi musicali ex pareggiati (comma 369), dall’altro si destinano 4 mln di euro per le Accademie non statali di belle arti (comma 358). Restano insolute tutte le gravi problematiche che mettono a rischio il corretto funzionamento delle Istituzioni: nella sostanza si continua a mortificare il personale degli Istituti AFAM che da 16 anni si fa carico di un processo di riforma non ancora concluso. La vera risorsa delle Accademie, dei Conservatori e di tutti gli Istituti AFAM sono le donne e gli uomini che hanno deciso di mettere la propria vita al servizio dell’Arte che amano e di trasmetterla alle generazioni future. Ancora una volta si sentono umiliati di fronte ad una legge che stanzia risorse senza riconoscere il giusto ruolo agli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale.
Di scarso impatto appare infine l’istituzione per il 2016 del credito d’imposta per attribuire agli studenti dei conservatori di musica e degli istituti musicali pareggiati un contributo di 1.000 euro per l’acquisto di uno strumento musicale nuovo, per un limite complessivo di 15 mln (comma 984).

Nel loro complesso, la UIL RUA giudica queste misure insufficienti ad affrontare i problemi strutturali dei nostri Settori, a garantire un livello adeguato di investimenti ed a dare risposte ai precari ed ai giovani, per i quali in particolare servirebbe un piano di stabilizzazione e un turn over pieno per tutti i profili e livelli.

Anche con il Governo Renzi si disinveste nei settori pubblici della conoscenza e si operano tagli del personale, dirottando al contempo risorse verso interventi assolutamente non condivisibili e demagogici.
Basti considerare ad esempio che il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche è incrementato di 23,5 mln di euro (comma 230), mentre le risorse per scuole paritarie a decorrere dal 2016 sono previsti 28 mln di euro (comma 256).

Assolutamente negativo è il giudizio sulla norma per l’assegnazione della carta cultura per i giovani che hanno compiuto 18 anni nel 2016, per la quale è autorizzata una spesa di ben 290 mln di euro per il 2016 (commi 979 e 980). Visto lo stato del patrimonio monumentale e museale del nostro Paese, “forse” tale somma poteva trovare migliore impiego, magari in favore di una delle tante emergenze passate alla cronaca più o meno recentemente. Ma si sa, questo Governo vive di comunicazione: come rinunciare all’occasione di elargire denaro a pioggia a neo-elettori della prossima tornata elettorale di primavera? Senza contare che questa riedizione elettoralistica degli “80 euro” è iniqua, perché favorisce in egual misura il diciottenne benestante e quello povero!

Vale la pena soffermarsi su altre “perle” della Legge di Stabilità. La nuova disciplina sul canone RAI (commi 152 – 164) legata al contratto di fornitura di energia elettrica sta già producendo una miriade di problemi per l’utenza, tanto da cominciare ad essere considerata “una grana peggio dell’IMU” (si veda per approfondimenti gli articoli comparsi su La Stampa on line e su il Wall Street Italia on line). Sorgono numerosi interrogativi sulle varie casistiche nelle quali si deve o meno pagare il canone, per ora chiarite solo in parte dalla RAI in attesa di un nuovo regolamento. E’ facile prevedere che il tutto si tradurrà nell’ennesimo peso burocratico scaricato sui cittadini, con una ulteriore beffa: per sapere come mettersi in regola si può interpellare il call center della RAI alla modica cifra di 50 centesimi al minuto! Visti i tempi di attesa, c’è da scommettere che sarà un buon mezzo per rastrellare altri quattrini, altro che tagli!

Ben altra attenzione è stata dedicata dal Governo Renzi alla nautica con l’abrogazione della tassa sulle unità da diporto (comma 366): con i sentiti ringraziamenti in particolare di quei “poveri” proprietari di maxi yacht da oltre 24 metri che potranno di nuovo evitare insostenibili esborsi tra i 7.800 e i 25.000 euro all’anno. Speriamo che nessuno abbia l’ardire di farla passare come misura di incentivo al settore e all’attività sportiva: per quello bastava esentare/ridurre la tassazione sui natanti più piccoli, ovvero investire nelle scuole di vela per incentivare i bambini alla pratica sportiva, non certo fare un favore a chi può permettersi un bene di lusso.

In tema di sport non poteva mancare nella Legge di Stabilità l’obolo in favore dell’ennesimo Comitato promotore, quello per le Olimpiadi di Roma 2024: 2 mln di euro per il 2016, 8 mln di euro per il 2017 (comma 991). Ci sarebbe da scrivere una storia sulla quantità di soldi elargiti da decenni ad organismi composti da soliti “notabili” e capire come siano stati effettivamente impiegati. Grossi interrogativi sulla coerenza di queste norme emergono anche dalla lettura della “Sintesi dei contenuti” sulla Legge di Stabilità, redatta da servizi studi del Parlamento, laddove in particolare si legge che “l’art. 15 del D.L. 185/2015, in corso di esame, inserisce tra le finalizzazioni del Fondo Sport e periferie (…) anche le attività e gli interventi finalizzati alla “presentazione” (già avvenuta) e alla promozione della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024″. Olimpiadi e periferie, quindi: chissà quali sono stati gli esiti della presentazione già avvenuta, quanto costerà la promozione del prossimo evento sulle Olimpiadi del 2024 e soprattutto quali effetti benefici produrrà tutto questo per la diffusione dello sport nelle periferie romane!

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