martedì 30 Aprile 2024

Ricercatori extra universitari: quale valorizzazione?

Due recenti provvedimenti del CNR confermano quanto sia ancora irta di ostacoli la strada per la piena valorizzazione del ruolo e delle attività del ricercatore pubblico extra universitario.

a) Accordo EPR – CRUI per la mobilità
Sotto l’egida del Ministro Profumo, CRUI e CNR (per conto degli EPR a vigilanza MIUR), hanno sottoscritto, nei giorni scorsi, una convenzione – tradotta in un Decreto Ministeriale – attraverso la quale si dovrebbe favorire e regolare i processi di scambio di personale docente e ricercatore tra Atenei ed Enti di Ricerca.

E’ auspicabile che tale intervento possa facilitare la realizzazione di quelle sinergie progettuali sulle quali il Ministro insiste da tempo. Ma se ci si riferisce più propriamente e più concretamente agli aspetti organizzativi dei rispettivi sistemi, noi abbiamo sufficiente esperienza per affermare che esso, come già in passato, non solo non tocca in nessun modo le diversità di status e di condizione retributiva esistenti tra docenza universitaria e ricercatore pubblico extra universitario, ma si risolverà per lo più in una mobilità unidirezionale della docenza verso le funzioni gestionali degli Enti (anche per la copertura di posizioni di comando) piuttosto che in un utilizzo consistente dei ricercatori EPR nella didattica. Storia vecchia, occorre ben altro!

b) CNR: ridotti e limitati i contributi dei progetti di ricerca alle spese generali dell’Ente
Abbiamo detto la nostra, nei giorni scorsi sull’ipotizzato taglio del 15% operato dall’Amministrazione del CNR a valere sui finanziamenti acquisiti autonomamente dagli Istituti dell’Ente per fronteggiare le difficoltà di bilancio 2013.

Ora anche dopo le rimostranze molteplici di ricercatori, Direttori e Sindacati, con proprio provvedimento il Direttore Generale del CNR Dott. Annunziato ha operato una evidente correzione di tiro: il contributo non riguarderà i progetti PRIN, FIRB e del Programma Quadro UE ma “consiste in una parziale copertura delle spese per il personale a tempo indeterminato impiegato e rendicontato nei progetti di ricerca e sarà applicato, in quota pari al 10% sulle attività previste nei progetti PON (escluso PON3 – Potenziamento Infrastrutturale) e sui compensi per prestazioni di servizi tecnico- scientifici” (circolare n 34/2012).

Ci sembra che così vi possa essere più equilibrio e che si sia risposto almeno in parte anche a quelle esigenze di approfondimento “tecnico” per interventi fin troppo improvvisati.
Resta al fondo il tema politico cruciale della carenza dei fondi di dotazione degli EPR (tutti) e si riapre anche per questa via la problematica di come incentivare, anziché disincentivare, i nostri ricercatori nel proprio impegno progettuale, che richiede idonei e specifici strumenti di valorizzazione economica e professionale.

La Segreteria Nazionale UIL RUA

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