venerdì 26 Aprile 2024

La centralità e priorità della innovazione, alta formazione e ricerca per lo sviluppo del Lazio – Intervento di Roberto Papi alla Conferenza di Organizzazione UIL di Roma e del Lazio

Pierpaolo Bombardieri nella sua stimolante relazione ha affrontato temi che concretamente interessano i cittadini e i lavoratori e che altrettanto concretamente devono essere affrontati e risolti.

E’ stata giustamente posta attenzione sui temi dell’occupazione e delle politiche attive del lavoro, delle energie rinnovabili, dei rifiuti, dello sviluppo sostenibile, della sanità e dell’innovazione e ricerca, sottolineando la necessità di proposte e progetti nuovi.

Siamo convinti che Ricerca, Università ed AFAM possono dare un importante contributo per rafforzare la UIL e la sua azione confederale sul territorio. Date le sue caratteristiche, la nostra Regione può crescere valorizzando proposte e progetti in tema di ricerca, sviluppo tecnologico ed alta formazione. Per fare ciò, è necessario mettere in campo un’iniziativa decisa e concreta anche da parte del sindacato.

Diciamo questo non per una mera difesa settoriale, ma perché siamo convinti che su Cultura, Ricerca e Innovazione la Regione Lazio si giochi una fetta molto importante del suo futuro e la possibilità di dare risposte a problemi di grande urgenza sociale: crisi economica, disoccupazione e precariato, disagio sociale dei meno abbienti, organizzazione dei servizi, supporto all’industria e all’agricoltura, ambiente.

Non è certo un caso che nei suoi programmi e anche ieri nel suo intervento lo stesso Presidente della Regione, Nicola Zingaretti abbia fatto riferimento prioritario a obiettivi come l’innovazione, la green economy, l’orientamento professionale, l’alta formazione, lo sviluppo dei distretti e dei clusters tecnologici.

Il mondo imprenditoriale, le piccole e medie imprese, l’organizzazione dei servizi pubblici, la stessa pubblica amministrazione esprimono una domanda di innovazione e di competitività la cui risposta può venire soprattutto da una più stretta collaborazione e sinergia con le strutture pubbliche di ricerca.

Ricordo che non molto tempo fa un Ministro dell’Economia, mentre operava tagli indiscriminati alla ricerca, sosteneva che “CON LA CULTURA NON SI MANGIA”.

E’ VERO ESATTAMENTE IL CONTRARIO!

Dati alla mano, basterebbe ricordare che in Francia e Regno Unito il sistema culturale vale una quota di PIL superiore a quanto si registra in Italia: e questo è un fatto SCONCERTANTE se si considerano il PATRIMONIO CULTURALE E LA STORIA DEL NOSTRO PAESE.

Negli Stati Uniti e nella stessa Europa la crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo è considerata quale presupposto necessario per uscire dalla crisi economica, riconvertire il sistema produttivo e modernizzare la pubblica amministrazione.

In Italia invece fa notizia quando il nuovo Ministro del Consiglio minaccia le dimissioni nel caso di tagli a cultura, ricerca e università.

E’ proprio questa visione che considera marginale cultura e ricerca che è inaccettabile e va cambiata! Come si diceva ieri non solo per il presente, ma per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

E’ un indubbio che molti dei nostri migliori ricercatori hanno prestigiosi incarichi, responsabilità e riconoscimenti. Tra tutti citiamo il caso più recente della scoperta nel caso del Bosone di Higgs, con il quale si sono raggiunti risultati storici nella conoscenza della materia.

Sul territorio di Roma e Lazio vi è la più grande concentrazione di Istituzioni pubbliche impegnate nel campo della ricerca e dell’alta formazione. Parliamo di 6 Atenei Universitari Pubblici e altrettanti tra privati e telematici. 29 Enti Pubblici di Ricerca, 164 Laboratori Pubblici e Privati accreditati dal MIUR, 8 Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica e musicale, di cui 5 a Roma che rappresenta un unicum nel panorama nazionale, in quanto è l’unica città italiana nella quale sono presenti tutte e 5 le tipologie che compongono il sistema AFAM: Conservatori di Musica, Accademie di Belle Arti, Accademia Nazionale di Arte Drammatica, Accademia Nazionale di Danza e Istituzioni Superiori per le industrie artistiche che si occupano di ricerca e progettazione nel campo della Moda e del Design per le industrie.

La nostra Regione può avvalersi di un importante patrimonio di risorse umane specializzate ed altamente formate.

Secondo i dati, nel Lazio si registra una rilevante densità di addetti in ricerca e sviluppo, per lo più concentrati nelle strutture pubbliche, pari a 5,7 addetti ogni 1000 abitanti. Un valore vicino alla media europea e di molto superiore a quella del nostro Paese, pari a poco più di 3 addetti ogni 1000 abitanti. Complessivamente, il Lazio è al 2° posto per numero di addetti in ricerca e sviluppo, secondo solo alla Lombardia.

Per quanto riguarda la spesa in R&S, il Lazio è al primo posto per volume di investimenti ogni 1000 abitanti, davanti a Lombardia e Piemonte.

Il dato scomposto mostra che la nostra Regione è largamente prima per volume di spesa investita da parte delle istituzioni pubbliche, mentre è quarta per la spesa privata, dopo Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna.

Le potenzialità di questo enorme bacino di conoscenza e competenze non sono state finora valorizzate nelle politiche per lo sviluppo e dei servizi della nostra Regione.

Anzi, in molti casi si scopre che le amministrazioni locali semplicemente non sono a conoscenza di quanto possono esprimere Università e Enti di Ricerca in termini di attività, progetti e brevetti, o che preferiscono assecondare le richieste delle clientele e dei privati per avere come risultati alti costi di gestione e disservizi alla cittadinanza.

Abbiamo bisogno di ricongiungere i fili tra amministrazioni locali, imprese e istituzioni della ricerca e della conoscenza.

Solo attraverso programmazione e sinergie strutturate è possibile dare un nuovo impulso alla crescita sociale ed economica della nostra Regione.

Proprio la scorsa settimana, ad esempio, presso il CNR si è svolto un incontro tra i rappresentanti dei 106 istituti dell’ente, numerosi imprenditori e l’Assolombardia, per dare impulso ad una maggiore collaborazione con il mondo produttivo.

Queste iniziative non devono restare episodiche. Vanno invece promosse intese ed accordi stabili per definire interventi sulle emergenze attuali e per programmare politiche di medio e lungo periodo, avvalendosi della collaborazione di soggetti istituzionalmente competenti.

Tanto per fare degli esempi minimi, appare incredibile che in tema di traffico e mobilità non si trovi modo di utilizzare le competenze elaborate da tempo ad opera del CNR, o che in tema di energia e edilizia verde non si guardi al potenziale apporto dell’ENEA. E’ inammissibile che nel campo dell’agricoltura si dimentichi la competenza del CRA e dell’INEA o che sulle gravi questioni dei rifiuti e dell’inquinamento ambientale, nessuno pensi all’apporto dell’ISPRA.

E si potrebbe continuare nella lista, aggiungendo i contributi che potrebbero offrire le istituzioni universitarie praticamente in tutti i campi dello scibile.

Spesso ci viene ricordato che la scarsezza di risorse finanziarie e la condizione delle casse pubbliche costituiscono un limite insormontabile per avviare politiche di sviluppo.

Ma anche quando le risorse sono disponibili, abbiamo assistito a una sostanziale incapacità di gestirle in maniera efficace ed efficiente. Come nel caso dei finanziamenti europei.

Tali errori non possono più essere consentiti.

Siamo in fase di avvio della nuova programmazione comunitaria del Fondo Sociale Europeo (FSE) e del Fondo Sociale per lo Sviluppo Regionale (FESR), diretta a dare la massima rilevanza proprio allo sviluppo tecnologico del territorio ed alle strategie delle cosiddette “smart cities e smart communities”. Un universo di opportunità, questo, che consente di drenare ingenti risorse economiche, sia comunitarie che nazionali.

Noi dobbiamo essere in pronti e in grado di accedere a queste risorse e utilizzarle per promuovere un reale sviluppo della Regione, evitando la loro dispersione e sottoutilizzo e contrastando una gestione chiusa, autoreferenziale e incontrollata. Fatti questi che diventano intollerabili di fronte alla crisi del sistema produttivo ed alla crescita della disoccupazione nel nostro territorio.

In tema di programmazione dei finanziamenti europei il Sindacato Confederale ha il diritto/dovere di dare il suo contributo, partecipando attivamente alle consultazioni del partenariato sociale, esprimendo un’autonoma capacità di proposta e controllando l’operato dei soggetti protagonisti, lo sviluppo dei progetti e soprattutto le loro effettive ricadute sul piano dell’occupazione, dell’innovazione e della formazione.

Il Sindacato Confederale, inoltre, deve prestare la massima attenzione alla nuova programmazione strategica della Regione Lazio per la Ricerca e l’Innovazione, prevista dalla Legge Regionale n. 13 del 2008. Il nostro auspicio è che si vada verso una nuova programmazione regionale capace di mettere in campo nuove risorse pubbliche e private da investire in R&S.

La UIL è chiamata a svolgere un ruolo decisivo per la crescita della Regione Lazio, assumendo sempre di più una iniziativa di proposta e di stimolo, a tutti i livelli.

Abbiamo il dovere di insistere affinché le imprese e le amministrazioni valorizzino di più e meglio le potenzialità offerte dalle istituzioni della ricerca e dell’alta formazione e dobbiamo rompere lo schema di autoreferenzialità che impedisce oggi alla politica, alle imprese e alla pubblica amministrazione di parlarsi e di trovare soluzioni per la collettività.

Questo è quanto chiedono i lavoratori e i cittadini, pressati da una condizione di disagio sempre più diffusa e in molti casi disperata, stufi di attendere risposte che non arrivano mai.

E deve essere chiaro che sulla capacità di dare immediate soluzioni per uscire dalla crisi, si gioca la credibilità di tutti, anche la nostra!

La UIL sul territorio, e concludo, non dovrà essere presente con generiche e generali raccomandazioni di tipo politico e programmatico ma cercare di essere coinvolta, presente ed attiva lì dove i programmi e progetti di R&S si formano e si controllano, chiedendo espressamente alle istituzioni regionali una maggiore e non simbolica partecipazione del sindacato ai tavoli a cui faceva riferimento ieri Zingaretti.

Chiediamo quindi alla UIL di Roma e Lazio un forte impegno e il coinvolgimento della UIL RUA su questi temi, dando, DA SUBITO, la piena disponibilità della nostra categoria in termini di proposte, risorse umane e partecipazione.

Devo dire che, ascoltati i contenuti della relazione di Pierpaolo e soprattutto considerando che per la prima volta il Segretario Generale della UIL di Roma e Lazio è lui stesso un ricercatore, confido che il percorso potrà essere avviato e che porterà a risultati tangibili.

Grazie

Il Punto del Segretario Generale

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